Nonostante l’applicabilità della chirurgia toracica mininvasiva si stia espandendo sempre di più, in pazienti con tumori di dimensioni adeguate e in pazienti che non presentano comorbidità che controindicano l’intervento, non sempre essa a applicabile.

Comorbidità del paziente, caratteristiche del tumore o particolari procedure richiedono ugualmente di utilizzare una tecnica open, o a cielo aperto.

Ad esempio interventi pregressi operatori al torace oppure condizioni cardiache particolari rientrano tra le caratteristiche più comuni che controindicano gli interventi con approccio ridotto. Ovviamente anche la sicurezza del paziente e l’ottenimento del miglior risultato diagnostico e terapeutico è essenziale. Senza dimenticare che l’esperienza del chirurgo è fondamentale, in quanto non tutti hanno una grande esperienza negli approcci mininvasive.

Fanno parte degli interventi maggiori anche quelli che prevedono la resezione del diaframma (il muscolo che separa la cavità toracica da quella addominale ed è coinvolto nella respirazione), del pericardio (sottile membrana che riveste il cuore), o di parte della parete toracica, comprese coste o vertebre.

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Questi interventi vengono eseguiti con l’apertura del torace, definita toracotomia, che può essere anteriore o posterolaterale. La toracotomia permette di aprire la parete toracica e raggiungere gli organi interni del torace, prelevare campioni non raggiungibili con procedure diagnostiche di altro tipo e rimuovere eventuali neoplasie. A volte è utilizzata anche come mezzo per osservare una particolare condizione patologica non definibile con i classici mezzi di imaging (definita quindi toracotomia esplorativa).

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